Oramai è ufficiale: proseguono i lavori di ripulitura dei sotterranei sul lato sinistro di Via della Cava per realizzare quello che, nei prossimi anni, costituirà il raddoppiamento del percorso di visita del Pozzo della Cava.
Qualche mese fa era uscita qualche indiscrezione su La Nazione, e anche un bell’articolo a firma di Francesco Pacelli su un frammento di bucchero ritrovato negli stessi ambienti aveva dato la notizia ai lettori di “Studi Etruschi”.
Ora la è la Weber/Saint-Gobain a rivelare il nostro piccolo segreto con un articolo sul suo portale.
Accanto a cisterne etrusche e medievali e ad antichi pozzi-butto, infatti, sono tornate alla luce delle vasche per “spegnere” la calce.
Così si legge sul sito istituzionale: «Questi ambienti, già in uso in epoca etrusca per la presenza di cisterne per la raccolta di acqua piovana, diventarono in età medievale spazi produttivi ad esigenza del quartiere medievale il quale si evolve in funzione della fabbrica del Duomo, attiva a partire dal 1290. In relazione alle vasche, sappiamo che il loro utilizzo risale all’epoca medievale, tra XIII e XIV secolo, datazione acquisita grazie al rinvenimento di una tessera in bronzo con lo stemma di una compagnia mercantile carovaniere ancora ignota poiché inedita».
Non è quindi nemmeno da escludere che con la “nostra” calce siano stati realizzati gli intonaci degli affreschi della cattedrale. Ma solo nuovi scavi e nuove indagini sapranno raccontarci meglio.
Prosegue l’articolo: «Le cavità trasformate nel tempo in vani cantina rappresentano oggi una miniera archeologica di informazioni per la conoscenza dello sviluppo evolutivo della città tufacea, la loro preservazione e valorizzazione permetterà di renderle fruibili e di conservarne il valore culturale per la città di Orvieto e il resto del Bel Paese».
Ringraziamo di cuore l’archeologo Francesco Pacelli e l’agente Saint-Gobain Cristiano Capretto per essere stati dei perfetti “ganci” per queste preziose analisi da parte di una azienda così prestigiosa.
Il cantiere, con la direzione scientifica della Soprintendenza per i Beni Culturali dell’Umbria, è affidato all’Impresa edile Paolo Marchetti, sotto la direzione del geometra Massimo Danti e dell’ingegner Marco Corbianco; l’archeologo incaricato è, ovviamente, il dottor Francesco Pacelli.
Di seguito il link all’articolo completo, con una ricca galleria fotografica (cui abbiamo attinto per l’immagine di questo articolo):
https://www.it.weber/saint-gobain-la-citta-del-tufo