Le grotte del complesso archeologico del Pozzo della Cava, nel quartiere medievale, infatti, ogni anno si animano di realistici personaggi semoventi a grandezza naturale, che danno vita ad un suggestivo presepio, ogni volta diverso.
Quest’anno la narrazione di Erode il Grande propone una chiave di lettura basata su una sorta di dialogo con il visitatore, attraverso un confronto continuo tra presente e passato, tra cronaca e storia, tra positivo e negativo. Il terribile sovrano parla della sua vita, finendo per conoscere paradossalmente più i difetti della società del ventunesimo secolo che i propri.
Sono infatti rappresentati anche i pensieri di Erode, attraverso “visioni” contenute in buchi circolari in pannelli di iuta: il sogno di indossare la corona, la minaccia di una presunta gravidanza causata dal figlio Antipatro e la nascita di Gesù annunciata dai magi.
Una delle installazioni, poi, è dedicata anche al mondo dei social, con una colonna trasparente cosparsa di icone affiancata ad una colonna antica, retaggio di un modo diverso di conquistare la fama, attraverso opere durature.
«Già lo scorso anno -dichiara l’autore- avevo messo uno smartphone nel presepio, e in questo allestimento non potevo non confrontare modalità diverse si conquistare fama e successo nel presente e nel passato. Il pubblico sta rispondendo molto bene a questa nuova provocazione, anche se la cosa che più mi interessa e mi fa piacere è la reazione stupita alla Natività, concepita come il delirio di un Erode morente, con la voce di Pietra Montecorvino a parlare di amore, scoperto troppo tardi dal terribile sovrano».