il pozzo

 
la struttura, la storia
e il ritrovamento del Pozzo della Cava

le fornaci

 
il forno medievale e la muffola rinascimentale,
i reperti in ceramica e gli utensili dei laboratori

i ritrovamenti medievali

 
i “butti”, gli “scantinati”
e i “sottocantina”

i resti etruschi

 
la cisterna a “coccipesto”,
i cunicoli e le sepolture

la grotta grande

 
i misteri di ventotto secoli
di trasformazioni

Il complesso archeologico del Pozzo della Cava

un affascinante percorso sotterraneo nel quartiere medievale di Orvieto, attraverso grotte ricche di ritrovamenti archeologici etruschi, medievali e rinascimentali, riportati alla luce grazie all’impegno della famiglia proprietaria

  • (A1-A2) la fornace: il forno (A2) di un laboratorio medievale di ceramica con numerosi reperti in maiolica (A1-E) e strumenti di lavoro originali (E)
  • (B1-D3-E1) i butti: piccoli pozzi medievali utilizzati per gettare i rifiuti; sono divenuti vere e proprie miniere di reperti antichi
  • (B2) la tomba: la forma classica di una tomba etrusca riadattata per costruire un follone per lavorare i tessuti e poi trasformata in un magazzino per l’argilla
  • (C) il Pozzo della Cava: un enorme foro nel tufo fatto scavare da Papa Clemente VII tra il 1527 e il 1530 ampliando un pozzetto etrusco ancora visibile; chiuso al pubblico nel 1646 e riscoperto dopo secoli di abbandono
  • (D1-D2) la cantina: i locali sotterranei scavati durante il Medioevo per produrre e conservare il famoso vino di Orvieto
  • (D2) la cisterna: uno scavo etrusco per la raccolta dell’acqua piovana dai tetti delle abitazioni
  • (E2) la muffola: i resti di una piccola fornace per il “terzo fuoco” dei preziosi lustri rinascimentali
  • (E3) il pilastro di tufo: uno dei grandi piloni delle fondamenta di una torre medievale
  • (F1) la necropoli rupestre: i resti di alcune sepolture etrusche arcaiche
  • (F1-F2) la cava: un’enorme grotta trasformata tra Settecento e Ottocento in una cava di tufo
  • (F2) il “Pozzo numero 2”: un altro Pozzo della Cava, più piccolo e senz’acqua, il cui uso è avvolto nel mistero
  • (G1) il cunicolo: una classica canalizzazione etrusca scavata nel tufo della rupe
  • (G2) il cortile nel tufo: uno spazio all’aperto incastonato tra le case rupestri del quartiere medievale

L’avventura di una famiglia

piccola storia di un tesoro archeologico riscoperto per caso nelle cantine di un’osteria

«Ci troviamo ora ogni sera di libera uscita per pranzare in qualche osteria noi due soli, da Sciarra, alla Gitana, alla Mezzaluna, all’Orso Bianco, all’Oste Secco. […] La sera prima da Sciarra, gli ho detto che gli volevo molto bene, che gli ero affezionato e che l’amavo» [Pier Vittorio Tondelli, «PAO PAO», Feltrinelli, 1982].
Da allora molte cose sono cambiate, soprattutto da quando, nel dicembre del 1984, nei sotterranei della sua trattoria, Tersilio Sciarra ha ritrovato il Pozzo della Cava.
Da quel momento è cominciata la metamorfosi che ha trasformato una bettola per militari in un appuntamento immancabile con la storia e l’archeologia di Orvieto: sono stati riportati alla luce altri ritrovamenti, i sotterranei sono stati aperti al pubblico, la trattoria si è ristretta, si è evoluta, ha fatto spazio all’archeologia, divenendo -rivista e corretta- uno dei servizi aggiuntivi del percorso di visita alle grotte.
Ma sono sempre gli Sciarra, con nuove competenze e la consueta voglia di fare, a gestire e coordinare tutte le attività di quello che è uno dei rarissimi casi di monumento nazionale totalmente privato, riportato alla luce e reso fruibile grazie all’impegno della famiglia proprietaria, senza alcun contributo pubblico.