2019-2020
LO STRUMENTO

Il quarto presepio del ciclo dei testimoni ha visto un narratore davvero insolito, un “gemello” di Gesù, concepito con lui nella mente di Dio e cresciuto assieme a quello che sarebbe diventato il suo maestro.
Il nostro narratore ha condiviso con Gesù la data di nascita, le prime manifestazioni, tutto il periodo pubblico, divenendo uno dei suoi più fedeli, devoti e silenziosi apostoli.
È solo grazie a lui che la storia della Salvezza si è potuta compiere, sebbene egli stesso fosse contrario all’epilogo scelto da Dio e comunicatogli da Gesù, con cui ha voluto condividere anche la morte.
Sapeva già che la sua memoria sarebbe stata dannata e il suo gesto non sarebbe stato compreso, per questo scrisse delle memorie che andarono perdute.
Il suo nome è Giuda Iscariota.

 

Dal 23 dicembre 2019 al 12 gennaio 2020

con mostra sulle monete del tempo di Gesù

È la notte di Natale, ma quella donna non è Maria e quel bambino non è Gesù. Vedete forse Giuseppe? O dei pastori adoranti? O i magi? Sentite per caso l’annuncio degli angeli? No, nella nostra umile casa, quella sera eravamo solo io e mia madre. Mio padre aveva preferito andarsene a Betlemme a vedere il Santo Bambino predetto dalle stelle, piuttosto che assistere la moglie partoriente.

È il caso che mi presenti: sono Giuda, passato alla storia come “il Sicario”, o, se preferite, “Iscariota”. Probabilmente sapete ben poco di me e quel poco non mi fa certo onore… Forse vi sfugge che nacqui nelle campagne di Gerusalemme, a meno di due ore di cammino da Betlemme.  E magari nessuno vi ha detto che la prima volta che Gesù venne a Gerusalemme, si fermò proprio alla festa per il mio Bar Mitzvah, intrattenendo i sacerdoti e gli invitati e facendo preoccupare non poco i suoi genitori che credevano che si fosse smarrito.

Sapete che ero sempre nei pensieri di Gesù, anche prima dei suoi trent’anni? Non vi siete mai chiesti perché io fossi l’unico giudeo in mezzo a undici Apostoli galilei? E perché Gesù riponesse in me così tanta fiducia da consegnarmi la cassa dei Dodici? Sapevate che ero il più fedele, il più silenzioso e il più attento degli Apostoli? Vi hanno mai detto che ero sempre l’ultimo ad addormentarmi, così da poter ascoltare gli insegnamenti che il Maestro riservava solo a me?

Fu in occasione della cena di Pesach che Gesù mi domandò la più grande dimostrazione di fedeltà e di amore che si possa chiedere ad un discepolo: dovevo consegnarlo ai Romani perché fosse immolato e potesse compiersi la volontà di Dio. Tra lo stupore degli altri Apostoli, si sbrigò a farmi intingere il pane nel suo piatto e mi congedò dicendo: «Sei lo strumento della Salvezza nelle mani dell’Onnipotente. Quello che devi fare fallo al più presto». Non potevo che obbedire.

Baciai Gesù prima di affidarlo alle guardie. Mi sussurrò che le trenta monete, ottenute dai sacerdoti come ricompensa, dovevo metterle nella cassa degli Apostoli, perché avessero di che mangiare dopo il suo arresto. E aggiunse che ci saremmo incontrati molto presto.

 

Ma le cose precipitarono: alcuni sicari mi catturarono e mi impiccarono, spargendo a terra le monete della ricompensa. Avevano paura che raccontassi al mondo quali sacerdoti del Tempio si erano venduti ai Romani per eliminare il Messia tanto atteso. Come nell’antico rito dello Yom Kippur, io diventavo il capro espiatorio di quei sacerdoti, mentre Gesù, crocifisso, lo diventava per l’intera umanità. Nel frattempo, gli altri Apostoli, quelli passati alla storia come “fedeli”, stavano rinnegando il Maestro.

Quando consegnai Gesù alle guardie, lo feci malvolentieri, ma mi fidai delle parole del mio Maestro: ero «lo strumento» senza cui non avrebbe potuto rivelare al mondo la sua vera natura. Sapevo già che il mio gesto non sarebbe stato compreso e che la mia memoria sarebbe stata dannata. Per questo scrissi una lunga lettera che fu presto nascosta dai seguaci degli altri Apostoli*.

Fu una sorpresa per tutti vedere quel sepolcro vuoto. Gesù era risorto, e con lui anch’io, il suo più fedele apostolo, nato nella sua stessa notte, in cui Giove e Saturno si congiunsero dando vita ad un unico grande astro luminoso. Allo stesso modo le nostre vite si erano unite sulla terra fino alla fine dei nostri giorni. Ed eravamo insieme anche nella resurrezione, quando finalmente Gesù mi spalancò le porte della Conoscenza.

*Una copia del Vangelo di Giuda è stata ritrovata in Egitto nel 1978 e restaurata a partire dal 2001. Nel 2006 è stata pubblicata la prima traduzione a cura della National Geographic Society.

Ero in paradiso, potevo scrutare il passato, il presente e il futuro, come il mio Maestro mi aveva promesso.
La prima cosa che ho voluto vedere, appena risorto, è stata la nascita del mio “gemello” Gesù.
A lui erano toccati tutti gli onori: angeli, magi, pastori adoranti…
Io, invece, ero solo con mia madre: non avevo in fondo mai perdonato mio padre per averci abbandonati quella notte per andare alla grotta di Betlemme.
Ora, però, i miei occhi si erano aperti alla Conoscenza e potevo vedere il grande mistero della vita: Maria, in quel momento, era una madre, esattamente come la mia. E in ogni madre, in ogni parte del mondo, di qualsiasi condizione sociale, in qualunque situazione si trovi, c’è tutta la santità di Maria.
Era sparito in me ogni rammarico. Ero sereno, nella grazia dell’Onnipotente.
Per questo voglio mostrarvi quella Nascita come la vidi io.

Vi è mai successo che un vostro gesto sia stato male interpretato? Che qualcuno si sia fatto un’opinione di voi che non vi corrisponde?
Come vi siete sentiti?
Ora che sapete che il mio è stato un estremo atto d’amore ed obbedienza, come pensate che io possa sentirmi?
Volevo veder trionfare il mio Maestro e sono passato alla storia come il peggiore dei traditori.
Per colpa di quel gesto è stata dannata la mia memoria e quella di tutta la mia gente per secoli, tanto che ancora oggi c’è qualcuno che discrimina chi fa parte del Popolo di Giuda.
Eppure sono sereno, mi basta sapere di essere stato lo strumento della Salvezza.
Siate sereni anche voi, quando state nel giusto.

Vostro fratello
Giuda Iscariota

Curiosità

  • Un’edizione da record: l’edizione 2019-2020 del Presepe nel Pozzo, anche grazie alla promozione coordinata dal Comune di Orvieto, ha battuto ogni record di affluenza e gradimento, superando anche l’edizione del Natale 2014 che credevamo ineguagliabile 
  • Antonella Ruggiero: la colonna sonora della scena della Natività è stata la laicissima “Ave Maria” di Fabrizio De André eseguita da Antonella Ruggiero in una registrazione dal vivo concessa appositamente per il nostro presepio dalla casa produttrice dell’artista, cornice perfetta per “chiudere il cerchio” della nascita di Gesù e quella di Giuda
  • La mostra sulle monete del tempo di Gesù: ha arricchito questa fortunata edizione anche una mostra sulle monete del tempo di Gesù, con originali della Palestina del I secolo a.C. e del I sec. d.C. e le copie dai conii della Biblioteca Apostolica Vaticana, grazie alla collaborazione con un generoso collezionista orvietano ed una nota casa editrice
  • Un pozzo in Africa: per tutta la durata del presepio sono state raccolte offerte per la realizzazione di un grande pozzo per acqua in Etiopia, grazie alla collaborazione con Amref

Ideazione – allestimento – realizzazione personaggi – grafica: Marco Sciarra | personaggi animatronici: Andrea Giomaro | volti, incarnati e trucco: Andrea Giomaro – Samantha Rose-Harker – David Bracci – Sara Catanzaro – Carlo Diamantini – Erica Buzzi – Special Makeup Studio – Creature Studios – Marisa Paisio – Marco Sciarra – Francesca Montanari | consulente su nomi e tradizioni ebraiche: Yaron Munza | collaborazione musicale: Matteo Dragoni | volto del Giuda del materiale promozionale: Giulio Gnagnarini