33 è un numero fondamentale quando si ha a che fare con la storia di Gesù. E per la 33a edizione non potevamo non confrontarci col mistero della resurrezione.

Per farlo, inaugureremo un nuovo ciclo narrativo.

Dopo aver fatto raccontare la Natività da personaggi comprimari, nel quinquennio de “I testimoni”, iniziamo quest’anno il filone degli esclusi, con la sfida rocambolesca di avere come voce narrante dei personaggi che non hanno potuto o voluto assistere al primo Natale.

Inizieremo con Artaban, il quarto magio di cui parla un’antica leggenda persiana: scopriremo i suoi doni e il suo essere “originale”, tanto da mancare l’appuntamento con i suoi tre colleghi e l’incontro con il bambino Gesù, profetizzato come re del mondo.

Come mai Artaban si è perso quella formidabile occasione? Dove era mentre gli altri magi adoravano il Bambino di Betlemme? Ha provato ad incontrare nuovamente Gesù? Che fine hanno fatto i suoi doni così preziosi da essere custoditi tanto gelosamente?

La risposta a questi e ad altri interrogativi, anche più profondi, i visitatori del 33° Presepio nel Pozzo la scopriranno lungo i sotterranei del Pozzo della Cava, dove il racconto di Artaban si snoderà per arrivare all’epilogo, tutt’altro che scontato, tra grotte ricche di ritrovamenti etruschi, medievali e rinascimentali e popolate di personaggi semoventi a grandezza naturale commiste ad installazioni.

Per arrivare alla scena conclusiva nell’ultima grande grotta etrusca alta 14 metri, dove la Natività si incontra con la crocifissione e trova il proprio senso nella promessa della resurrezione.

Non sarà certo il finale di Henry van Dyke nel suo «The Other Wise Man», né quello dei numerosi adattamenti teatrali ispirati alla stessa leggenda. E nemmeno quello immaginato da Mimmo Muolo nel recente «Per un’altra strada», ma qualcosa di assolutamente inedito e sconvolgente.

Una nuova grande sfida per il Presepe nel Pozzo, che propone, per questa speciale edizione, un allestimento decisamente onirico e contemporaneo.