Uno smartphone sulla colonna della flagellazione non è che uno degli elementi di assoluta contemporaneità inseriti all’interno del nuovo allestimento del Presepe nel Pozzo, che sarà visitabile ad Orvieto fino al prossimo 8 gennaio.
Le grotte del complesso archeologico del Pozzo della Cava, nel quartiere medievale, infatti, ogni anno si animano di realistici personaggi semoventi a grandezza naturale, che danno vita ad un suggestivo presepio, ogni volta diverso (qui il comunicato dell’apertura).
Quest’anno, la narrazione di Artaban, il quarto magio delle leggende persiane, si conclude con una scena che unisce nascita e resurrezione, con richiami alla contemporaneità del messaggio d’amore di Gesù. E proprio lì sono presenti elementi attuali, come il filo spinato accanto alla corona e alla scritta INRI, un posto a tavola nell’ultima cena e il tanto discusso e fotografato smartphone.
«Accostare un cellulare alla frusta mi è venuto spontaneo -dichiara l’autore- perché sono sicuro che oggi Pilato posterebbe la foto del Cristo flagellato con l’hashtag #eccehomo, che diverrebbe trend topic in pochi minuti; in milioni commenteremmo “crocifiggilo”, protetti da uno schermo e una tastiera. Ma accanto ai mali, come il filo spinato delle guerre per diventare re effimeri di una manciata di terra, c’è anche la cura: quel posto in più, moderno, alla tavola dei tredici…».
Sorprendente, oltre ogni possibile aspettativa e previsione, l’accoglienza del pubblico, che ha affollato nel lungo fine settimana di Natale il nuovo allestimento. Molti si sono dichiarati commossi dalla storia e dalla suggestione dell’allestimento e hanno apprezzato anche questi balzi nella contemporaneità, a sottolineare l’universalità e l’attualità del messaggio d’amore interpretato dal magio Artaban, che ha vissuto da perfetto cristiano prima ancora di conoscere Cristo.
«Ricevere i complimenti fa sempre piacere -dichiara ancora l’autore- ma vedere le persone uscire dal presepio con gli occhi lucidi non ha prezzo. La sfida era grande: dopo anni in cui l’ultima grotta era stracolma di personaggi in movimento, presentare quest’anno un ambiente quasi vuoto, riempito solo di simboli e suggestioni era un rischio enorme. Ma forse è stato proprio questo cambiamento di stile che ci ha aiutato ad arrivare al cuore delle persone. Grazie a chi è venuto e a chi verrà».